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Presentato nel corso del “Forum” FederUnacoma il documento programmatico elaborato dai costruttori.  meccanizzazione fondamentale per gli obiettivi del Next Generation, ma occorrono più fondi e un maggiore coordinamento di filiera. Nove i punti chiave indicati da Alessandro Malavolti per un buon rilancio del settore

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’opportunità per la meccanica agricola, ma rischia di rimanere inefficace senza una politica specifica per il settore. Questo il messaggio che emerge dal “Forum” sul tema “Meccanizzazione: più risorse per la transizione ecologica” conclusosi ieri sera a Varignana (Bologna) nell’ambito dell’Assemblea Generale FederUnacoma. Nell’aprire l’incontro, il Presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti ha illustrato i contenuti del “Documento di posizione” che la federazione dei costruttori ha elaborato per ribadire al mondo politico e alle istituzioni il ruolo fondamentale della meccanizzazione per l’economia agricola, l’ambiente e il territorio, e per sottolineare la necessità di una strategia organica di sviluppo del settore. Dopo aver descritto scenario e prospettive della meccanica agricola, il documento elenca in nove punti le priorità e le richieste che rappresentano una sorta di "agenda politica" sulla quale aggregare le organizzazioni di fliera.

«Il Next Generation EU e la nuova Pac -  ha spiegato nel proprio intervento Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo -  assegnano all’agricoltura funzioni sempre più specifiche rispetto alla preservazione delle risorse naturali e alla sostenibilità delle attività produttive. L’impianto normativo sul quale abbiamo trovato l'accordo politico il 25 giugno scorso al Trilogo con la Commissione e il Consiglio Ue poggia infatti su tre pilastri: la garanzia di reddito agli agricoltori, la sostenibilità ambientale e la condizionalità sociale. Quest’ultima rappresenta la novità più rilevante nella storia della Pac, che d’ora in poi non finanzierà più gli agricoltori che non rispettano i diritti dei propri dipendenti. Un segnale che abbiamo voluto dare per porre fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che, invece, si prende debitamente cura dei lavoratori». 

L’intera rosa delle attività previste nel PNRR varato dal Governo italiano - ha sottolineato Malavolti - necessita di una meccanizzazione molto specializzata e all’avanguardia sul piano tecnologico. FederUnacoma chiede dunque che il governo assegni maggiori risorse per l’acquisto di mezzi di nuova generazione non soltanto per le attività agricole tradizionali ma anche per le produzioni di nicchia, per le aree marginali e per le filiere bioenergetiche; e chiede maggiori fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica.

La filosofia che deve animare il PNRR non è quella del sostegno economico fine a se stesso, ma quella di investimenti che producano effetti positivi e durevoli sui settori economici, e a questo riguardo il Presidente dei costruttori Malavolti ha sottolineato l’importanza di un monitoraggio puntuale sull’andamento dei finanziamenti nei distretti produttivi.

«Ritengo utile convocare un tavolo di coordinamento per la meccanica agricola che svolga funzioni di monitoraggio rispetto all’erogazione fondi del PNRR. Attualmente - ha spiegato Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera - stiamo valutando come procedere, ma è  comunque necessario che le risorse del Piano siano impegnate in tempi rapidi e con efficienza».

Su questo tema, Valtiero Mazzotti, Direttore Generale Assessorato Agricoltura Regione Emilia Romagna, ricordando l’esperienza maturata dalla regione nella gestione dei PSR, ha sottolineato l'importanza di valorizzare il know how specifico acquisito negli anni dagli enti regionali. «Negli ultimi sette anni - ha ricordato Mazzotti - in Emilia Romagna i finanziamenti per lo sviluppo rurale hanno toccato quota 1,2 miliardi di euro, 800 milioni dei quali già erogati. Le pratiche relative all’impegno di queste risorse sono state curate da uno staff di 200 persone. Le regioni, dunque, hanno un bacino di competenze e un know how ai quali si può attingere anche per il PNRR».

L’utilizzo di mezzi meccanici sempre più avanzati sotto il profilo tecnologico richiede agli operatori conoscenze specifiche e chiama in causa il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. «Per migliorare il sistema occorre che la didattica si evolva con la stessa velocità con la quale si sviluppano le tecnologie e che trovi modalità di erogazione dei corsi e di coinvolgimento degli studenti sempre più efficaci», ha sostenuto il professor Giovanni Molari, docente di meccanica agricola e Rettore dell’Università di Bologna. «Per quanto riguarda la cooperazione fra imprese e università - ha aggiunto Molari - le esperienze migliori sono probabilmente quelle che nascono da iniziative spontanee e che crescono progressivamente proprio nell’interazione tra aziende e strutture di ricerca».

L’erogazione dei fondi PNRR ha già iniziato il proprio iter - ha concluso Malavolti - ma il percorso è ancora lungo e mai come in questo momento è necessaria una negoziazione tra gli organismi che rappresentano la filiera agromeccanica e le istituzioni. «La meccanizzazione è il grande alleato della transizione ecologica e della sostenibilità delle attività economiche – ha concluso il presidente dei costruttori – ed è fondamentale che il mondo politico ne abbia piena consapevolezza».

 

 

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